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Nell'aria pesava, greve, l'odore di polvere da sparo mentre Pitt camminava dietro una fila di fanatici tiratori nel poligono di tiro, alla periferia di Fredericksburg, in Virginia. Si fermò accanto a un tizio dalla testa calva, il quale se ne stava chino sopra una panchina esaminando con la massima attenzione l'alzo di ferro di un fucile ad avancarica, con la canna lunga ben più d'un metro.
Joe Epstein, critico letterario del Baltimore Sun e appassionato di quei vecchi catenacci, premette adagio il grilletto. L'esplosione fu uno scoppio sordo, seguito da una sbuffatina di fumo nero. Epstein controllò il bersaglio attraverso il telescopio, poi ricaricò il fucile.
«Gl'indiani avrebbero tutto il tempo di scotennarti prima che tu ricarichi questo pezzo d'antiquariato», lo stuzzicò Pitt, con un sorriso.
«È mio dovere informarti», ribatté Epstein, punto sul vivo, «che, se voglio, sono capace di sparare quattro volte in un minuto.» Servendosi di un pezzetto di traliccio da materassi come stoppaccio, inserì una pallottola di piombo nella canna. «Ho tentato di telefonarti.»
«Ero in giro», rispose Pitt, senza precisare dove fosse stato. «Che cos'è questo arnese?» seguitò, indicando il fucile.
«Un fucile a pietra focaia Brown Bess, calibro 30. Era in dotazione dell'esercito inglese ai tempi della guerra d'indipendenza», spiegò Epstein.
«Vuoi provarlo?»
Pitt sedette sulla panchina e puntò la bocca dell'arma verso il bersaglio.
«Hai potuto scovare qualcosa?»
«Nell'archivio del giornale abbiamo una quantità di articoli e trafiletti in microfilm.» Epstein mise un po' di polvere pirica nello scodellino dell'innesco. «Tutto sta nel non sussultare quando la pietra focaia innesca la polvere da sparo.»
Pitt tirò indietro il meccanismo dell'otturatore, quindi prese la mira e fece scattare il grilletto. L'innesco quasi lo abbagliò e spostò il focone verso il basso. Un attimo dopo la carica contenuta nella canna esplose e Pitt ebbe la sensazione d'essere stato colpito alla spalla da un battipalo.
Epstein esaminò il bersaglio attraverso il mirino telescopico. «Venti centimetri più in alto a destra del centro», annunciò. «Niente male per un bellimbusto di città.»
Dall'altoparlante una voce ordinò il cessate il fuoco e i tiratori deposero le armi e si diressero in ordine sparso verso l'estremità opposta del poligono, per sostituire i bersagli. «Accompagnami e intanto ti dirò che cosa ho scoperto.»
Pitt seguì Epstein lungo la discesa.
«Mi avevi dato due nomi, Richard Essex e Harvey Shields. Essex era sottosegretario agli Esteri e Shields l'equivalente britannico. Entrambi diplomatici di carriera, di stampo burocratico. Entrambi praticamente sconosciuti al pubblico, uomini che svolgevano ciascuno il proprio lavoro dietro le quinte. Tutti e due personaggi rimasti sempre alquanto in ombra.»
«Mi stai ripetendo cose risapute, Joe. Avrebbe dovuto esserci dell'altro negli archivi.»
«Molto poco. Tutto quello che posso aggiungere è che Essex e Shields non s'incontrarono mai, almeno in occasioni ufficiali, in veste di esponenti dei rispettivi governi.»
«Eppure io possiedo una foto nella quale stanno uscendo insieme dalla Casa Bianca.»
Epstein si strinse nelle spalle. «La mia quattrocentesima conclusione sbagliata dell'anno.»
«Che fine fece Shields?»
«Morto nel naufragio dell'Empress of Ireland.»
«Sì, sapevo che l'Empress, un transatlantico, affondò nel San Lorenzo dopo essere venuto a collisione con una carboniera norvegese. Le vittime superarono il migliaio.»
Epstein annuì. «Io non ne sapevo niente finché non mi è capitato di leggere il necrologio di Shields. La perdita dell'Empress fu una delle più grandi sciagure marittime del tempo.»
«Strano: l'Empress, il Titanic e il Lusitania colati a picco a tre anni di distanza l'uno dall'altro.»
«La salma di Shields, comunque, non fu mai recuperata. La famiglia fece celebrare un servizio funebre in un villaggetto del Galles, dal nome impronunciabile. E questo è tutto ciò che ti posso dire per quanto lo riguarda.»
Arrivarono all'estremità del poligono di tiro e il giornalista esaminò il proprio bersaglio. «Tutti messi a segno entro un raggio distante appena quindici centimetri dal centro», commentò. «C'è di che essere soddisfatti, con un vecchio archibugio come il mio.»
«Certo che con un calibro simile le pallottole provocano degli squarci da far paura», disse Pitt, osservando il bersaglio ridotto a un colabrodo.
«Pensa agli effetti su un bersaglio umano.»
«Preferisco non pensarci.»
Epstein sistemò un nuovo bersaglio, intatto, e poi si riavviarono verso la linea di tiro.
«E di Essex, che cosa puoi dirmi?» riprese Pitt.
«Che cosa vuoi che ti dica che tu non sappia già?»
«Per esempio com'è morto.»
«In un disastro ferroviario. Il treno precipitò nell'Hudson da un ponte crollato improvvisamente. Perirono oltre cento passeggeri. Tra questi anche Essex.»
Dopo un breve silenzio, Pitt riprese: «Da qualche parte, sepolto sotto vecchi scartafacci in un ufficio della contea, ci sarà senz'altro un elenco degli effetti ritrovati sulla salma».
«Molto difficilmente.»
«Perché?»
«Stiamo toccando un'interessante, bizzarra analogia tra Essex e Shields.»
Epstein si fermò e lanciò un'occhiata all'amico. «Tutti e due morirono in due incidenti diversi lo stesso giorno, il 28 maggio 1914, e nessuna delle due salme fu ritrovata.»
«Questa è grossa», sospirò Pitt. «So che di solito piove sul bagnato, ma non mi aspettavo di capitare sotto un diluvio e ritrovarmi perfettamente asciutto.»
«Succede, quando si va a frugare nel passato.»
«La coincidenza delle due morti ha dell'incredibile. Credi che si fosse trattato di una cospirazione alla quale imputare entrambi gli attentati?»
Il giornalista scrollò la testa. «Ne dubito. A volte capitano strane coincidenze. Inoltre, mi chiedo, a che pro affondare una nave e causare la morte d'un migliaio di vittime innocenti quando avrebbero potuto semplicemente scaraventare Shields in acqua, nel momento in cui l'Empress si fosse trovata in pieno Atlantico?»
«Già, hai ragione.»
«Ti spiacerebbe rivelarmi il motivo di questa tua inchiesta?»
«Io stesso non lo so di preciso.»
«Se fornisse lo spunto per un buon articolo, spero che non mi terrai all'oscuro.»
«Troppo presto per parlarne pubblicamente. La faccenda potrebbe anche risolversi in una bolla di sapone.»
«Ti conosco da troppo tempo, Dirk, e so che non sei solito rincorrere le nuvole.»
«Diciamo che, quando si tratta di misteri storici, io ci casco come un merlo.»
«Se è così, ho scoperto altro pane per i tuoi denti.»
«Coraggio, sputa il resto.»
«Il letto del fiume, proprio sotto il ponte, fu dragato per oltre un mese. E non ripescarono neppure una sola salma, né dei viaggiatori né del personale.»
Fu la volta di Pitt di fermarsi bruscamente, fissando l'altro con occhi increduli. «Questa non la bevo. Impossibile che almeno una parte dei cadaveri non sia stata trascinata dalla corrente verso la foce e depositata sulla riva.»
«Nota bene che t'ho raccontato soltanto una metà della storia», proseguì Epstein, con un'espressione sibillina. «Non ritrovarono neppure il treno.»
«Cristo!»
«Per curiosità professionale, mi sono letto tutta 'la faccenda del Manhattan Limited', come la chiamavano. Per settimane e settimane, dopo la tragedia, i sommozzatori continuarono a immergersi, ma non trovarono un bel niente. La locomotiva e le carrozze erano scomparse, come se le avessero inghiottite le sabbie mobili. I dirigenti della New York and Quebec Northern Railroad profusero un patrimonio nel tentativo di scoprire una traccia del loro treno volatilizzato. Tutto inutile e alla fine gettarono la spugna. Poco tempo dopo la compagnia venne assorbita dalla New York Central.»
«E questa fu la fine della vicenda.»
«Non del tutto», rispose il giornalista. «Alcuni sono pronti a giurare che il Manhattan Limited continua a correre, come un treno fantasma.»
«Stai scherzando!»
«Macché, parola di boy scout. Gente che vive nella valle dell'Hudson assicura con tutta serietà di vedere il treno fantasma avanzare lungo la riva, superare la curva, imboccare il pendio verso il vecchio ponte e poi svanire. Naturalmente appare soltanto dopo che è calata l'oscurità.»
«Naturalmente», gli fece eco l'amico, sarcastico. «Hai dimenticato il particolare della luna piena e delle voci lamentose di anime in pena.»
Epstein alzò le spalle, poi scoppiò in una risata. «Credevo che ti piacesse il tocco macabro.»
«Ti sei procurato le copie di quanto è stato scritto in proposito?»
«Certo. Immaginavo che me le avresti chieste. Ho raccolto cinque chili di materiale sull'affondamento dell'Empress e sulle ricerche condotte dopo che il treno precipitò dal ponte sull'Hudson. Non solo, ho scovato anche nomi e indirizzi di alcune persone che per passatempo si dedicano alle ricerche relative ai disastri che hanno colpito in passato navi e treni. Le ho in macchina, diligentemente raccolte e chiuse in una busta.» Il giornalista accennò verso il parcheggio del poligono di tiro. «Te le vado a prendere.»
«Ti sono grato del tempo e della fatica.»
Epstein lo guardò dritto in faccia. «Sia ben chiaro, Dirk. Questo è un debito che hai contratto con me.»
«Intesi, ti sono debitore.»
«La faccenda concerne un progetto della NUMA, oppure è un tuo terreno di caccia, strettamente personale?»
«Strettamente personale.»
«Capisco.» L'amico abbassò gli occhi e scalciò distrattamente un sassolino. «Sai che poco tempo fa un nipote di Essex è stato trovato morto in casa sua?»
«John Essex. Sì, lo so.»
«Ne ha fatto un servizio completo uno dei nostri cronisti.» Epstein s'interruppe e accennò col capo verso la Ford-Cobra dell'amico. «Un tizio che, stando alle descrizioni, ti somiglia come un gemello, guidava una macchina sportiva rossa e s'informava sull'ubicazione della casa di Essex fu visto da una sua vicina un'ora prima che una telefonata anonima avvertisse la polizia che Essex era morto.»
«Pura coincidenza.»
«Coincidenza del cazzo!» sbottò Epstein. «Si può sapere che razza di pista stai seguendo?»
Pitt riprese a camminare senza dir niente, con la faccia aggrondata, ma fatti pochi passi abbozzò un sorrisetto. Epstein ebbe l'impressione che fosse un sorriso presago di qualcosa che non riusciva a immaginare.
«Credi a me, Joe, se ti dico che è meglio per te non saperlo.»